lunedì 27 agosto 2012

Affonda barca davanti al porto: morto Cristian Dell'Osa,salvati gli altri tre


E' morto un armatore, Cristian Dell'Osa, nel naufragio avvenuto questa mattina davanti all'imboccatura sud del porto di Pescara quando una barca da piccola pesca con a bordo quattro persone si è ribaltata ed è affondata. Il corpo senza vita dell'uomo è stato appena recuperato dagli uomini della Capitaneria di porto. Salvi gli altri tre occupanti della barca. Uno di loro è ricoverato in ospedale, quando è stato ripescato aveva i polmoni pieni d'acqua.L'incidente è avvenuto questa mattina davanti all'imboccatura sud del porto. Il forte vento da nord che da ieri soffia sulla costa abruzzese e le onde hanno fatto ribaltare la barca, che è poi affondata. Dell’Osa, 40 anni, era il capitano dell’imbarcazione per la piccola pesca che è affondata e faceva parte della cooperativa di Gianni Papponetti «La rinascita». L’incidente sarebbe avvenuto a circa un miglio e mezzo dalla costa. Dell’Osa lascia un figlio di 14 anni.Uno dei dispersi, Andrea Giannetti, 22 anni, di Pescara è stato recuperato dalla motovedetta della Guardia costiera e trasportato al Porto turistico dove ad attenderlo c'era l'ambulanza della Misericordia. L'uomo è stato trasportato all'ospedale civile di Pescara sotto shock. Altri due marinai, Fabrizio Silvestri e Girmay Teklay, eritreo, 26 anni,  sono stati recuperati da una motovedetta. Tutti e due sono stati trasportati all'ospedale. Il giovane eritreo ha i polmoni pieni d'acqua e una sindrome da annegamento. Giannetti e Silvestri, invece, dopo gli accertamenti sono stati dimessi.La Capitaneria di Porto di Pescara ha avviato ricerche del peschereccio «Vichingo 2». Una motovedetta, con il personale della Capitaneria e uno dei superstiti del naufragio, sta scandagliando le acque nella zona portuale per tentare di capire dove si trovi il relitto, anche se non è detto che sarà possibile recuperarlo. Il peschereccio oggi era uscito in mare per ritirare le reti, temendo che andassero perse a causa del maltempo.
Proprio per capire le cause dell’accaduto e accertare eventuali responsabilità sono state avviate due inchieste sul naufragio, una amministrativa della Capitaneria di porto e una penale. I quattro naufraghi non hanno avuto nè modo nè tempo di chiedere aiuto: dalla barca non sono stati usati nè la radio nè il cellulare per cui si ritiene che sia accaduto tutto in maniera «repentina», dice il comandante della Capitaneria, Luciano Pozzolano.

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